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al testo di Marina Pacifici
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Scusino,
le vostre riverite signorie del palazzo, l’audace voce…. Il menestrello dalla feroce penna di Pasquino non tace, a voi l’inverecondia e l’imbarazzo…. Non il volo d’un maestoso albatro, ma un piccione azzoppato in risibile svolazzo. Dal trono il piccolo satrapo è cascato tra i fischi e le risa della folla in gran sollazzo. Il pesante cerone da pupazzo, sgonfiati i bargigli da tacchino il demenziale riso in cruccio indignato s’è tramutato… Lesa maestà? No, finalmente il grottesco in farsa declina già, impazziti gli orologi fra risa, uova e pomodori, a reti unificate valvassini e paggi a tessere apologie ed elogi….. E avanti a proclamar bischerate! Dalla sala dell’incoronazione confinato nell’umile tino, piange l’incorreggibile reuccio bambino. Per anni ci avete irriso depredato soggiogato defraudato destituito asfissiato con volgare sghignazzo con squallido spasso e chiassoso sollazzo. Ahi, desolata Italia nostra nobile e casta dalle brune chiome di Berenice, oltraggiata e beffata, imbellettata e messa alla berlina come meretrice. Avventurieri, piduisti ed arrivisti all’arrembaggio…. Tace ora nell’ombra d’un uragano che annuncia libere correnti aria pura il ghigno di silicone e cartapesta come pallone sgonfiato sfigura…. Tacciono i cortigiani fanfaroni di regimetto, silenti le strombazzanti fanfare a festa, senza parole persino il minuscolo inetto…. Sta zitto , imbronciato il risibile ometto. Scusino, le Loro riverite Signorie, ormai siamo ai supplementari. Per voi imbarco immediato, di fair play non siate avari… Il destino è proprio folle ride come un pazzo…. Ecco i biglietti sola andata, sistemate il bagaglio e buon viaggio, Signori del palazzo. |
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